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Autore: Redazione

A Davide

Caro Davide,

ci siamo incontrati a Coltano nell’estate del 2011 alla seconda Festa dei Giovani della Cgil. Discutevamo della Campagna Giovani NON+ disposti a tutto e di quella manifestazione che il 9 Aprile aveva portato in piazza decine di migliaia di giovani al grido “Il Nostro tempo è Adesso”. Si trattava, ai nostri occhi ingenui, di una piccola rivoluzione destinata a cambiare le sorti della nostra generazione.

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La Maison

Noi abitiamo le stanze di una “maison institutionelle” che abbiamo ereditato e nelle quali siamo abituati ad aggirarci con superficiale familiarità e confidenza, dando troppe cose come scontate. Di generazione in generazione ci trasmettiamo i compiti dell’ordinaria manutenzione, ci esercitiamo nelle opere di adattamento ai nuovi gusti e alle nuove esigenze, ci tramandiamo per così dire, la conoscenza degli arredi, dimenticando progressivamente il sapere sulle fondamenta, sui muri maestri e sulle travi portanti. Quando la “maison institutionelle” minaccia di crollare e i saperi dell’ordinaria manutenzione non bastano più, nasce l’esigenza di riportare alla luce i disegni e i progetti, i calcoli e i modelli dei costruttori, di capire le logiche architettoniche discusse e realizzate, di conoscere i materiali utilizzati dai fondatori. Ogni crisi di rifondazione chiama ed esige il recupero del punto di vista genetico. Oggi è la radicalità della crisi del sindacato e del sistema politico dell’Europa contemporanea che ci costringe a scavare dentro le “origini”.

Citazione di Pino Ferraris
Organizziamoci! pg 47-48

 

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La CGIL e i giovani che la salveranno (da se stessa)

Recensione di Emanuele Toscano
pubblicata su il sociologico

Si parla di sindacato e subito in molti storcono il naso. Nella grande opera retorica di decostruzione dei corpi intermedi della società oggi tanto di moda, partiti e sindacati sono ormai da anni additati come concause dei mali del nostro tempo. Nello specifico, al sindacato viene rimproverata (non sempre a torto) l’incapacità di rappresentare i nuovi cambiamenti delle forme del lavoro, di essere rimasto legato ad un’idea di azione collettiva oggi poco incisiva, di tutelare solo una parte dei lavoratori e solo alcune categorie.

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