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La CGIL e i giovani che la salveranno (da se stessa)

Recensione di Emanuele Toscano
pubblicata su il sociologico

Si parla di sindacato e subito in molti storcono il naso. Nella grande opera retorica di decostruzione dei corpi intermedi della società oggi tanto di moda, partiti e sindacati sono ormai da anni additati come concause dei mali del nostro tempo. Nello specifico, al sindacato viene rimproverata (non sempre a torto) l’incapacità di rappresentare i nuovi cambiamenti delle forme del lavoro, di essere rimasto legato ad un’idea di azione collettiva oggi poco incisiva, di tutelare solo una parte dei lavoratori e solo alcune categorie.

Tra i sindacati, è verso la CGIL che sono mosse le critiche più feroci, sia da parte della nuova classe dirigente del PD (che ad esempio invita anche il sindacato a fare le primarie, e sulla cui questione non entro per carità nei confronti di chi ha affermato una stupidaggine del genere), sia dal variegato mondo della sinistra, delusa dalle scelte e dalle posizioni giudicate troppo concertative da parte del sindacato.

Sterili e strumentali, molte di queste critiche partono da presupposti sbagliati e non evidenziano invece il vero limite del sindacato (da cui dipendono molti degli altri), che è a mio avviso quello di non riuscire – o volere – valorizzare le tante esperienze e individualità che al suo interno potrebbero ridare slancio e vitalità all’azione sindacale oggi.

Molte di queste sono racchiuse nel bel volume “Organizziamoci. I giovani e il sindacato dei mille lavori” curato da Ilaria Lani, fino a pochi mesi fa responsabile nazionale delle politiche giovanili della CGIL e con i contributi di molti che, in questi ultimi anni, si sono profondamente impegnati per dare un nuovo volto alla CGIL e riuscire a dialogare con chi il sindacato fatica a rappresentare.

Il libro, oltre a smontare molti dei luoghi comuni che circolano sul sindacato, centra il vero problema, quello della rappresentanza dei lavoratori atipici e propone idee per affrontarlo e soluzioni per risolverlo. Sono descritte nel libro molte delle esperienze che i “giovani” della CGIL hanno in questi anni costruito, dalla campagna Non+ rivolta ai giovani precari, agli spazi delle Camere del lavoro “rivisitati”, ampliandone così il raggio di azione e di intervento. Oppure, la capacità di queste nuove leve del sindacato di far parte di un Comitato, quello de “Il nostro tempo è adesso” e di sapere dialogare con la complessa e articolata realtà delle forme precarie del lavoro e le sue autorappresentazioni.

Non si tratta però di una banale autocelebrazione di un lavoro svolto, seppur molto bene, nel tempo passato. Oltre alla capacità organizzativa e propositiva, all’utilizzo sapiente dei social network come strumento di aggregazione, al saper stare in rete con soggetti diversi, anche molto contenuti in termini di rappresentanza effettiva, gli autori dei contributi al volume mostrano anche una profonda conoscenza della storia dell’organizzazione di cui sono parte, della sua strutturazione e maneggiano questo materiale con cura e rispetto, senza cadere nelle facilonerie del “rottamiamo tutto”.

L’ultima parte del volume è dedicata alla riflessione sulle nuove forme della rappresentazione e sul rilancio dell’azione sindacale, attraverso la pratica dell’organising che tanto successo ha avuto oltreoceano, raccontata da una delle protagoniste della campagna Justice for Janitors, capace di mobilitare e sindacalizzare centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore delle pulizie negli Stati Uniti. Un modello che impone un cambiamento radicale di prospettiva nell’azione di rappresentanza, che proietta il sindacato al di là degli interessi particolari di chi rappresenta per trasformarsi in un soggetto attivo di mutamento sociale, sia a livello locale che nazionale e internazionale.

La CGIL si appresta tra pochi mesi ad affrontare il suo XVII congresso, in un clima politico interno molto teso e con un paese in grande difficoltà, che aspetta risposte anche dal sindacato. In un periodo così difficile per la credibilità delle grandi organizzazioni nate dai conflitti sociali del Novecento, la CGIL possiede un piccolo patrimonio di competenze e professionalità rappresentato dagli autori di questo volume, molti dei quali co-firmatari un interessante documento di riflessione redatto proprio in previsione del congresso.

Un patrimonio che sarebbe un peccato imperdonabile da parte dell’attuale classe dirigente disperdere e non valorizzare.

Published inOrganizziamoci! - il libro

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