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L’articolo 28

C’è un’azienda di gomma plastica situata anella piana fiorentina di nome Plastylenia che gestisce il personale (prevalentemente immigrato di diverse etnie) con metodi non esattemente gentili.
Impone orari massacranti, regole disciplinari non contemplate dal contratto nazionale e crea un clima di paura con frequenti licenziamenti individuali.
Ovviamente in questa situazione il sindacato, soprattutto se alza la testa, va ostacolato.
La condotta antisindacale è vecchia come il cucco e molto presente in varie forme.
Talvolta si può denunciare attraverso un articolo dello Statuto dei Lavoratori, l’art. 28.

La Plastylenia, come molte altre azienda, non aveva mai troppo gradito la presenza del sindacato e inoltre il sindacato aveva difficoltà a compattare i lavoratori ed eleggere una rappresentanza interna. Quando sono arrivata avevamo tentato di costruire un confronto sindacale ed eleggere una rappresentanza, ma senza successo.
Non fu un caso che il responsabile amministrativo un giorno mi fece recapitare dalla sua mail le dimissioni di tutti gli iscritti alla cgil, tutte uguali, con la stessa dicitura. Come se non bastasse qualche mese dopo la funzionaria che aveva preso il mio posto si trovò una dei proprietari dell’azienda, nonchè responsabile del personale, a presenziare all’assemblea sindacale.
Inutile dire che comprometteva la libertà di espressione dei lavoratori. L’azienda dichiarò di essere nel giusto poichè la socia e responsabile del personale aveva un contratto di natura subordinata.
La Filctem Cgil di Firenze allora ha fatto ricorso per condotta antisindacale.
La questione era dimostrare che la suddetta, anche se dipendente, aveva avuto potere decisionale sulle vicende sindacali.  Non è stato facile dimostrarlo, ma l’arrogranza dell’azienda è stata evidente anche al giudice che nella sentenza ha dichiarato l’affidabilità e l’onestà della mia testimonianza.
La Plastylenia è stata condannata per condotta antisindacale per aver impedito la libertà di espressione dei lavoratori durante l’assemblea: dovrà pagare le spese legali e affiggere in bacheca la sentenza. Così come, precedentemente, era stata condannata ad una reintegra relativa ai licenziamenti effettuati.
Certo le sentenze dei tribunali non cambiano i rapporti di forza dentro l’azienda finchè i lavoratori non prendono coraggio e non si uniscono in una battaglia comune.
Però il fatto che esista un sistema di diritti ed una giustizia che li garantisce ogni tanto frena l’arroganza dei più forti e questo lascia accesa una scintilla.
Gli articoli dello Statuto dei Lavoratori non sono un ferro vecchio, sono un appiglio, per una battaglia che inverta nuovamente i rapporti di forza.

Qui il testo della sentenza

Published inDiario sindacaleLavoro e diritti

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